Tappa 6 MONTE ZUGNA - sabato 26 agosto 2023
Dai campi di battaglia dello Zugna alla Campana dei caduti
La strada per arrivare in cima al monte Zugna è troppo stretta per i normali pullman. Per questo i 32 partecipanti alla tappa conclusiva di CamminaSCUP 2023 arrivano al rifugio su due mezzi più piccoli, che riescono a percorrere i quasi 18 km di quella che era una via di rifornimento costruita dall’esercito austroungarico.
Durante la tradizionale cerimonia di inizio giornata - bella soleggiata - con la consegna della credenziale e del berretto brandizzato SCUP, conosciamo la nostra guida di oggi, che si rivelerà davvero d’eccezione. Tiziano Bertè, che - è il caso di dirlo - conosce la zona come le sue tasche, avendo fatto innumerevoli campagne di ricerca e avendo contribuito in modo determinante alla predisposizione del percorso di visita lungo tutta la dorsale con piccole targhe esplicative e fotografie d’epoca.
Poco sotto il rifugio l’esperto si ferma per farci notare i luoghi di alloggiamento di alcuni obici (una “batteria”) e i numerosi avvallamenti nel terreno, ancora riconoscibili a distanza di più di cento anni, causati dall’esplosione dei proiettili dell’artiglieria nemica. Proseguiamo all’interno del bosco, dove riconosciamo - grazie alle spiegazioni del nostro accompagnatore - i resti di edifici utili allo scopo militare: piazzole per i cannoni, gli obici e le bombarde, accantonamenti per i soldati, camminamenti per spostarsi in modo sicuro. Il tutto è molto suggestivo, poiché nel corso degli anni il bosco ha ripreso il suo spazio nascondendo le opere di fortificazione mentre all’epoca la vegetazione era molto scarsa e gli alberi del tutto inesistenti, essendo utilizzati come legna da ardere nelle case.
Lo sterrato che stiamo percorrendo è in parte pavimentato per permettere un agevole trasporto dei cannoni, strumenti pesanti anche 3 tonnellate, che venivano trascinate e rischiavano di sprofondare se il terreno era fangoso.
Arriviamo al cimitero di San Giorgio. I bassi muretti a secco racchiudono uno spazio erboso che ospita alcune lapidi in pietra. La maggior parte delle salme sono state trasferite. Al centro c’era un altare ed una grande croce. Nella parte superiore del cimitero sono state realizzate alcune croci in metallo utilizzando strumenti di uso quotidiano ed armi, come ramponi, parti di fucili, bombe ecc.
Si continua a scendere, questa volta lungo la strada asfaltata. L’esperto ci fa notare un angolo dove si trovava un cimitero di guerra, distrutto per far posto a due casette. Ci racconta di aver riconosciuto il luogo da una foto d'epoca e che alcuni scavi hanno confermato l'intuizione. Oggi rimane solo il basamento del muro perimetrale e una targa che ricorda questa sepoltura, in origine dedicata a Santa Barbara.
Ci fermiamo per consumare il pranzo in un bosco a fianco del percorso, rinfrancati dall'ombra.
Ora ci stiamo avvicinando alla linea del fronte per la parte dell’esercito italiano. Le linee trincerate erano 5, distanti non più di 100 metri l’una dall’altra. Il nostro esperto ci mostra ciò che rimane delle trincee e dei camminamenti mentre le attraversiamo. Quando la strada taglia una trincea è stato posto un fondo in cemento che ne consente l’individuazione.
Il fronte vero e proprio era denominato già al tempo come “trincerone”. Ora è stato recuperato e in parte ricostruito, anche se in modo che desta qualche perplessità. Esso domina dall’alto una sezione del crinale, larga all’incirca 250 metri. La trincea austroungarica è ben visibile 30 metri più in basso. In questo spazio esiguo ci si uccideva tutti i giorni sullo Zugna.
Continuiamo la discesa osservando spazi per gli obici e enormi buche create dai colpi di artiglieria. Arriviamo in un punto panoramico sulla valle dell’Adige, dal quale probabilmente si è staccata la famosa “frana dei Lavini”, che ha determinato la particolare conformazione sassosa del luogo.
La nostra passeggiata prosegue nuovamente sulla strada asfaltata: il caldo si fa sentire. Alcuni di noi hanno percorso tutte le 5 camminate precedenti: la stanchezza è più che comprensibile.
Abbandoniamo l’asfalto per entrare nel bosco, su un sentiero che però è caratterizzato da un terreno sdrucciolevole e da una discreta pendenza. Ci fermiamo a malga Tof per un caffè e per un po' di riposo.
Il sentiero rimane nel bosco e presenta tratti scivolosi, ma tutto procede per il meglio fino a Costa violina, dove i due pullman ci recuperano. Il tempo si è guastato e comincia a piovere ma ormai noi siamo al sicuro.
La nostra meta è il luogo scelto per la conclusione di CamminaSCUP 2023: la Campana dei caduti di Miravalle. È un luogo estremamente simbolico, che è parso la degna conclusione del nostro percorso sul Sentiero della pace.
Dopo esserci rinfrancati ci accomodiamo nell’ampio salone dove veniamo salutati da Martino Cornali, operatore della Fondazione che gestisce la Campana. Ci racconta di aver percorso alcuni anni fa tutto il Sentiero della pace in 4 settimane. Ricorda che dopo diversi giorni di pioggia lo sconforto si era impadronito di lui e del suo compagno di camminata. Ma arrivati al cimitero militare di Slaghenaufi a Lavarone, dove di vedono centinaia di croci tutte uguali, si è aperto nel cielo uno spiraglio di sole. In quel momento la riflessione silenziosa davanti a tante vite spezzate ha reso evidente come ogni lamentela sulla fatica del camminare in condizioni avverse debba passare in secondo piano di fronte alla sofferenza e alla morte di tanti giovani, su entrambi i fronti.
Ci saluta poi Chiara Simoncelli in rappresentanza del Museo civico di Rovereto. Il suo intervento dimostra quanto la presenza di giovani in servizio civile possa essere un formidabile fattore di qualità per una organizzazione.
Nel frattempo ci ha raggiunti anche il sindaco di Rovereto, Francesco Valduga, che interviene nella duplice veste di amministratore locale in rappresentanza del territorio e di responsabile di una organizzazione di servizio civile (il comune di Rovereto accoglie ogni anno molti/e giovani SCUP). Il suo intervento mette in luce un singolare “intreccio di cammini”: quello fisico di CamminaSCUP, quello della memoria del Sentiero della pace, quello dell’esperienza arricchente del servizio civile, quello della vita di ognuno dei presenti. Permettere che le esperienze vissute insieme incidano sulla vita personale è essenziale per un cambiamento del singolo, che contribuisce anche al cambiamento della società. Conclude con un augurio per la nostra vita, sottolineando che augurare un buon futuro ai giovani significa augurare un buon futuro a tutti.
È poi il momento di Gabriele Zanon, formatore per il servizio civile e attore professionista. Per noi recita un breve monologo impersonando un giovane morto durante il 1916, Ugo Giorgi, che vede lo strazio della madre e sa che non avrà mai una tomba su cui lei possa piangerlo. Ugo, infatti, è uno dei tanti soldati dichiarati dispersi al fronte.
Questo toccante monologo ci riporta alla riflessione sulla guerra e sulla pace, che si concretizza nelle parole di Riccardo Santoni del Forum trentino per la pace e per i diritti umani. Riccardo, infatti, apre un'ampia riflessione sulle guerre in atto al giorno d'oggi, sui danni di ogni tipo causati da esse (fra cui anche quelli di cui non si parla quasi mai, di tipo ambientale), e sulle necessità di una pace il cui più grande avversario è un atteggiamento di indifferenza rispetto alla guerra.
Dopo l’abbondante buffet proposto dalla cooperativa “Samuele”, ci ritroviamo di fronte alla imponente Campana, che domina Rovereto dall'alto. C’è tempo per un momento di ringraziamento rivolto a quanti hanno collaborato per la realizzazione di CamminaSCUP e per la premiazione di chi ha partecipato a tutte e 6 le tappe (impresa non da poco).
Martino Cornali racconta la storia della Campana, realizzata grazie alla fusione dei cannoni utilizzati durante la guerra e donati da tutte le nazioni impegnate nel conflitto. Viene fatta suonare quotidianamente ogni sera in ricordo di tutti i morti in guerra e quale monito al mondo a non ripeterne le atrocità. L’ideatore, don Rossaro, ha voluto darle il nome di "Maria Dolens" in ricordo della sofferenza che la guerra ha causato a tante donne (madri, sorelle, figlie, mogli, fidanzate...).
Ascoltiamo i 100 rintocchi in un silenzio denso di significato, per tutti i presenti ma soprattutto per noi che nei giorni precedenti abbiamo potuto vedere i luoghi di quella che il papa Benedetto XV definì “inutile strage”.
L’atto finale di CamminaSCUP è la firma di ognun* dei/delle partecipanti su una delle bandiere SCUP a ricordo di questa bella e coinvolgente esperienza.