Provincia autonoma di Trento
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Tappa 4 PASUBIO - giovedì 24 agosto 2023

Per la Strada degli eroi fino al Pasubio

La tappa di oggi, giovedì 24 agosto, prende avvio in una giornata di bel tempo senza alcuna nuvola all’orizzonte. Ciò significa - però - che sarà anche molto calda, come sta accadendo in questi giorni un po’ ovunque in Italia.

Il viaggio in pullman è piuttosto lungo: sono 80 i chilometri da Trento a Pian delle Fugazze, punto di avvio della camminata odierna. Ne approfittiamo per consegnare la “credenziale” e il berretto brandizzato SCUP a coloro che intervengono per la prima volta. Ci godiamo i bei panorami della Vallarsa, ricca di foreste e di tracce della guerra.

Il gruppo è composto da 26 persone, per la maggior parte giovani che stanno svolgendo il servizio civile o lo hanno fatto in passato. Ci sono anche alcuni adulti e abbiamo pure due amici a quattro zampe.

Pian delle Fugazze è un valico alpino posizionato tra le provincie di Trento e Vicenza e che pone in comunicazione rispettivamente Vallarsa (che punta su Rovereto) e val Leogra (da cui si arriva a Thiene e a Vicenza). L’esperto invitato oggi a camminare con noi è Gregorio Pezzato, che incontriamo all’arrivo.

La sua prima spiegazione è di natura geografica, con l’illustrazione dell’orografia dell’ambiente circostante e delle scelte militari di difesa e di offesa attuate nella zona. Era un teatro importante sia per l’esercito italiano che, dal Veneto, puntava su Rovereto, sia per quello imperiale che avrebbe potuto sfondare verso la pianura.

La prima visita cui ci conduce è all’antico punto di confine, dove rimane ancora il cippo recante le scritte: “Regno d’Italia” e “Impero austro-ungarico”. La spiegazione è sulla disposizione delle trincee e sul dispiegamento dei vari reparti.

Ci avviamo lungo la strada sterrata, costruita dall’esercito italiano con i criteri dell’epoca: larghezza di oltre 4 metri, pendenza sempre tra 9 e 11%. Questo ci permette di procedere con un passo constante. La strada, lunga circa 10 km è segnata ad ogni chilometro da pietre miliari che forniscono la distanza dall’avvio del percorso.

L’esperto ci invita a parecchie soste per fornirci una gran mole di informazioni, sia sulle vicende generali e sulle scelte di strategia, sia sulla vita quotidiana della truppa, soprattutto quella impiegata nelle trincee. Ci presenta anche le varie opere costruite per adattare la montagna alle esigenze militari: le linee elettriche, le 14 teleferiche, le condotte per l’acqua (che manca del tutto sull’altipiano), addirittura il centro per creare la pressione indispensabile per lavorare con i martelli pneumatici.

Si parla anche della popolazione civile, che vide cambiare la propria valle, sia per le varie opere sia per il taglio completo di tutti gli alberi.

L’esperto deve rientrare per ragioni lavorative e lascia il gruppo, che lo ringrazia calorosamente.

Siamo in ritardo sulla nostra tabella di marcia e cerchiamo di portarci avanti, ma il sole, ormai allo zenit, rende tutto più faticoso. Il caldo è asfissiante. Finalmente troviamo un po’ d’ombra in un boschetto vicino ad una malga e lì possiamo consumare il pranzo.

Sono ormai le 14:30 quando arriviamo alla galleria “Giuseppe D’Havet”, lunga solo una cinquantina di metri ed intitolata al generale che era a capo delle operazioni in Pasubio. La strada utilizzata durante la guerra terminava qui. La parte successiva alla galleria, che arriva all’attuale rifugio “Achille Papa” (dopo 2 km), è stata costruita negli anni successivi alla guerra e prende il nome di “strada degli eroi” per la presenza di 12 targhe affisse sulle pareti di pietra al bordo della strada. Sono altrettante medaglie d’oro al valore militare, in qualche modo collegate al Pasubio.

Finalmente raggiungiamo il rifugio e possiamo visitare le “porte del Pasubio”, che consentono la visione della parte alta, dove si svolsero intensi combattimenti, con i due eserciti attestati rispettivamente sul “dente” austriaco e sul “dente” italiano, due minuscole collinette che emergono alla sommità della montagna.

Per arrivare lì durante la guerra gli italiani costruirono la “strada degli scarrubi” e la notissima “strada delle 52 gallerie”. Al posto del rifugio c’erano centinai di baraccamenti, costruiti su terrapieni sospesi nel vuoto. Dato l’alto tasso di occupazione, i soldati chiamavano la zona “el milanin”, perché l’affollamento sembrava quello del capoluogo lombardo.

Dopo una pausa rigenerante, riprendiamo con passo lesto la via del ritorno: abbiamo assicurato all’autista del nostro pullman di essere di ritorno entro le 18:30.

Il ritorno non avviene sulla “strada” ma percorrendo una serie di sentieri secanti gli infiniti tornanti della strada. Il cammino è meno comodo ma molto più veloce: riusciamo a rispettare l’impegno.

In totale abbiamo camminato per 20 km con un dislivello positivo di circa 1000 metri.

L’ultimo atto della giornata è il timbro delle credenziali e la segnalazione delle fotografie più belle scattate oggi.

Durante il viaggio non manca una breve e partecipata riflessione sull’atteggiamento da tenere quando si ricordano avvenimenti e momenti così terrificanti come quelli della Prima guerra mondiale. Resta anche da capire cosa questa memoria possa insegnare a noi oggi, in un mondo dove la guerra non è certo sparita.

Domani, venerdì, ci aspetta l’altopiano di Folgaria.