Tappa 3 BRENTONICO - mercoledì 23 agosto 2023
Il Sentiero della pace sul versante italiano
Ci troviamo anche oggi puntuali alla fermata di via Torre Vanga e partiamo sotto il sole di una giornata che si prospetta molto calda anche in questo terzo giorno di CamminaSCUP. La meta è l’altipiano di Brentonico.
Nel piazzale dove termina la strada viene preparato un angolo addobbato con lo striscione SCUP e le bandiere. La cosa attira l’attenzione di alcuni turisti, cui si spiega chi siamo ma con scarsi risultati: “Anche mia cognata è nella protezione civile” è il commento dei nostri interlocutori...
Dopo la cerimonia iniziale conosciamo l’esperto di oggi: si tratta di Quinto Antonelli, storico molto esperto, brentegano doc, che da anni studia le vicende della Grande guerra.
Ci incamminiamo verso Malga Susine mentre il drone del nostro videomaker volteggia nell’aria per riprendere la partenza.
Il sentiero sale in mezzo ai prati. Dopo una quarantina di minuti arriviamo alla Bocca d’Ardole e la vista mozzafiato sulla val d’Adige ci ripaga della fatica fatta per raggiungerla. Ora percorriamo una strada larga, sterrata, costruita dagli italiani nel 1917 per salire sull’altipiano da Sabbionara e Avio. Il pendio è verticale e la strada è un’opera di fattezza coraggiosa, molto suggestiva. Ci sono anche due gallerie in questo tratto sommitale. L’opera ricorda la vicina la ben più nota “strada delle 52 gallerie” in Pasubio.
In pochi minuti siamo sul Corno della paura. Si tratta di una montagnola che è stata fortificata (bunker, caserme, rifugi, posti di avvistamento) dal Regio Esercito. Da lassù si controllava la valle dell’Adige.
Nella sosta sulla cima l’esperto ci spiega come la guerra è stata vissuta in questo territorio. Brentonico era su uno dei confini meno difesi dall’Impero, di conseguenza è stata una facile conquista per l’esercito italiano. La prova più dura hanno dovuto subirla i civili: la loro vita è stata sconvolta, tutta la popolazione maschile tra i 22 e i 41 anni, cioè il 20% dell'intero paese, è stata arruolata, anche se molti cercavano di fuggire. Nel corso del conflitto 150 abitanti sono stati deportati in altre regioni italiane.
Ci rimettiamo in cammino con una consapevolezza maggiore del luogo in cui ci troviamo. Passiamo davanti al cippo posto dalla Prima Armata italiana e risaliamo l’ampia vallata, che offre scorci molto panoramici verso il Veneto. Il percorso è lungo e molto assolato: non ci sono praticamente alberi: è tutto un pascolo, una gioia per le varie mandrie di mucche che incontriamo. Ma ora la strada scende e la fatica è minore.
Verso le 13 arriviamo al passo di San Valentino, dove consumiamo il pranzo al fresco di un enorme albero frondoso. Attorno a noi ancora mucche al pascolo.
La presenza di due bar ci consente anche la sosta caffè, prima di riprendere la marcia. Per salire sulla Corna Piana ci tocca percorrere due chilometri sulla strada asfaltata che arriva al rifugio “Graziani”. È un’arteria molto stretta, in molti tratti può passare una sola auto per volta. Per un gruppo di una trentina di persone i pericoli sono enormi. L’organizzazione di CamminaSCUP ha chiesto aiuto al corpo dei vigili urbani di Mori-Brentonico e così una pattuglia ci scorta procedendo la fila dei camminatori e costringendo a rallentare i veicoli in discesa. Dietro c’è l’auto dell’organizzazione e rallenta le auto che salgono.
Dopo mezz’ora possiamo finalmente riprendere il sentiero, che si inerpica nel bosco.
In poco tempo arriviamo a Malga Bes, nel centro di una ampia zona pianeggiante, ricca di alpeggi ben organizzati anche grazie alla regia dell’amministrazione comunale.
Ci troviamo poco sotto il rifugio e l’esperto ci spiega perché esso porta il nome di un controverso generale italiano, Andrea Graziani, di origini venete, e ci chiarisce il motivo per cui - nonostante la sua spietatezza, durante e dopo la Grande guerra - l’edificio rimanga a lui intitolato. Il grande Calamandrei lo definì “un vero pazzo di guerra”. Dopo aver comandato la zona nell’ultimo scorcio di guerra, durante il ventennio fascista favorì lo sviluppo turistico dell’altopiano, che evidentemente gli resta riconoscente e di tutto l’Alto Garda. Morì in circostanze sospette.
La discesa verso la frazione di San Giacomo è ripida e si percorre su un fondo pietroso che spesso diventa pericolosamente scivoloso. Un grande aiuto, però, è dato dall'ombra del bosco che ci ripara nell'ultimo tratto.
Nel parco di San Giacomo troviamo i soliti addobbi SCUP e abbiamo l’opportunità di dissetarci e di mangiare un ottimo strudel, tutto offerto dalla locale APSP, che è una organizzazione di servizio civile.
Ad accoglierci, oltre alla direttrice della casa di riposo, c’è la vicesindaca di Brentonico, che porge il benvenuto a nome dell’amministrazione comunale.
La direttrice della APSP fa brevemente il punto sulla gestione del servizio civile presso la loro struttura. In 4 anni (effettivi, perché con il COVID la casa era off limits) sono passati 7 giovani in servizio civile e il loro apporto è stata davvero importante.
L’animatore della casa e le due giovani in servizio civile hanno raccolto e ci fanno ascoltare le testimonianze di due ospiti in merito ai loro ricordi del tempo di guerra (il Secondo conflitto mondiale). Purtroppo un accenno di pioggia ci costringe ad interrompere questo commovente ascolto e dobbiamo risalire sul pullman per tornare a Trento.
Nel viaggio la solita premiazione per le foto più belle della giornata e il timbro sulla credenziale anche sopra questa tappa. Pronti per ripartire domani: ci aspetta il Pasubio!