Provincia autonoma di Trento

Perché camminare

Citazioni, aforismi, brani sul senso del camminare.

Camminare significa aprirsi al mondo. L'atto del camminare riporta l'uomo alla coscienza felice della propria esistenza, immerge in una forma attiva di meditazione che sollecita la piena partecipazione di tutti i sensi. È un'esperienza che talvolta ci muta, rendendoci più inclini a godere del tempo che non a sottometterci alla fretta che governa la vita degli uomini del nostro tempo. Camminare è vivere attraverso il corpo, per breve o per lungo tempo. Trovare sollievo nelle strade, nei sentieri, nei boschi non ci esime dall'assumerci le responsabilità che sempre più ci competono riguardo ai disordini del mondo; ma permette di riprendere fiato, di affinare i sensi e ravvivare la curiosità. Spesso camminare è un espediente per riprendere contatto con se stessi.

David Le Breton, Il mondo a piedi. Elogio della marcia
Nato nel 1953, è un antropologo e sociologo francese. Per lui camminare è un modo per conoscere il mondo.

 

Camminare, nel contesto della realtà contemporanea, parrebbe esprimere una forma di nostalgia, oppure di resistenza. I camminatori sono persone singolari, che accettano per qualche ora o qualche giorno di uscire dall’automobile per avventurarsi fisicamente nella nudità del mondo. L’atto del camminare rappresenta il trionfo del corpo, con sfumature diverse secondo il grado di libertà della persona. Favorisce l’elaborazione di una filosofia elementare basata su una serie di piccole cose, induce per un momento il viandante ad interrogarsi su di sé, sul suo rapporto con la natura e con gli altri, a meditare su un’inattesa gamma di questioni. Perdere tempo a camminare appare come un atto anacronistico in un mondo dominato dalla fretta. Poiché introduce una dimensione dilettevole del tempo, come dei luoghi, il camminare rappresenta uno scarto, uno sberleffo alla modernità. È qualcosa che intralcia il ritmo sfrenato della nostra vita, un modo pacifico di prendere le distanze.

David Le Breton, Il mondo a piedi. Elogio della marcia, Feltrinelli, 2000, pagg-11-12.

Ritengo che non potrei conservare la mia salute e le mie facoltà se non passassi almeno quattro ore al giorno, e spesso anche di più, a bighellonare per i boschi, le colline e i campi, completamente libero da ogni preoccupazione materiale [...l. Non posso stare un sol giorno chiuso nella mia camera senza arrugginire, e quando mi è capitato di non potermi eclissare fino alle quattro del pomeriggio — ora troppo tarda per salvare la giornata — quando le ombre della notte cominciavano già a mescolarsi alla luce del giorno, ho avuto la sensazione di aver commesso un peccato che esigeva penitenza. Confesso d'altra parte di essere stupito per la capacità di resistenza — lasciamo stare l'insensibilità morale — dei miei vicini, che si confinano tutto il giorno nei loro negozi o nei loro uffici, e questo per settimane e per mesi; anzi, che dico, praticamente per anni.

Henry David Thoreau, Camminare (titolo originale: Walking, or the Wild, 1863)
Filosofo, scrittore e poeta statunitense è nato nel 1817 ed è morto nel 1862. È principalmente noto per lo scritto autobiografico Walden ovvero Vita nei boschi, una riflessione sul rapporto dell'uomo con la natura, e per il celebre saggio Disobbedienza civile in cui sostiene che è ammissibile non rispettare le leggi quando esse vanno contro la coscienza e i diritti dell'uomo.

In viaggio è bene portare, oltre allo zaino, una provvista di allegria, di entusiasmo, di coraggio e di buonumore.
Non è male stancarsi abbastanza perché tutti i giacigli siano morbidi

Rodolphe Toepffer
Scrittore e pittore svizzero, figura di spicco della cultura ginevrina, fu promotore di escursioni e viaggi (1799-1846)

Toepffer ricorda uno dei lati positivi (possibili ma non sempre presenti) del muoversi in gruppo: la solidarietà. “Quanto al numero, da esso dipendono l’animazione, la varietà delle conversazioni e degli scambi, ma soprattutto e innanzitutto lo spirito di aggregazione, di comunità; vale a dire l’aiuto reciproco, il concorso di operosità e d’ingegno, l’organizzazione sistematica o estemporanea di accorgimenti che possano agevolare i più piccoli, i più deboli, chi cammina con difficoltà”.

Rodolphe Toepffer

Il piacere di camminare si contrappone a quello della casa, a tutte le gioie della stabilità; la fortuna dei suoi passi trasforma l’uomo in viandante, colui che transita ad di là della strada, inafferrabile, senza fissa dimora, consumatore di suole, già lontano, perché il mondo è la spazio dove ogni sera si addormenta. Essere qua o là non è che una modulazione del cammino. In realtà il viandante non si domicilia nello spazio ma nel tempo: la sosta serale, il riposo notturno, i pasti inscrivono nella continuità del tempo un’abitazione che ogni giorno si rinnova. Il viandante afferra il suo tempo ma non si lascia afferrare dal tempo.

Scegliendo questo modo di spostarsi a discapito di altri, afferma la sua sovranità sul calendario, la sua indipendenza dai ritmi sociali, il suo desiderio di poter posare la bisaccia a lato della strada per gustarsi un bel sonnellino o per pascersi della bellezza di un albero o di un paesaggio che a un tratto lo colpisce oppure per interessarsi ad un’usanza locale che la sua buona sorte gli permette di cogliere.  [...]

La marcia è un momento ideale per esercitare il pensiero. Non dimentichiamo le tranquille passeggiate di Socrate, le cui lezioni implicano spesso la deambulazione in compagnia dei discepoli e l’incontro fortuito con altri interlocutori di passaggio, in cui il ragionamento si sviluppa al rilassato dei passi. La pedagogia è anche pedestre, la filosofia è peripatetica.

Un mondo a misura del corpo dell’uomo è un mondo in cui l’esultanza del pensare si esplica nella trasparenza del tempo e dei passi. Numerosi filosofi e scrittori ammettono di dovere molto a certe camminate, regolari o estemporanee, in cui hanno potuto lasciare campo libero ai ragionamenti . “Camminare ha qualcosa che anima e ravviva le mie idee”, diceva Rousseau. “Quando sto fermo riesco a malapena a pensare; bisogna che il mio corpo sia in movimento perché entri in movimento anche il mio spirito. La vista della campagna, il succedersi di scorci gradevoli, l’aria aperta, l’appetito, la salute che acquisto camminando, la libertà dall’osteria, la lontananza da tutto ciò che mi fa sentire la mia dipendenza, che mi riporta alla mia situazione, tutto questo libera la mia anima, mi dà più ardimento nel pensare, mi proietta in qualche modo nell’immensità degli esseri per combinarli, sceglierli, appropriarmene a mio talento, senza preoccupazione né timore”.

Jean-Jacques Rousseau
filosofo, scrittore, pedagogista e musicista svizzero, nato nel 1712 e morto nel 1778. Valorizza il camminare come modo per rapportarsi senza intermediazioni con la natura.

Il viaggio è movimento. Non solo del corpo, anche della percezione. Il viaggio è un reinventarsi continuo dei nostri pensieri e dei nostri sensi davanti a paesaggi e volti nuovi. (…) Per chi viaggia l’incontro con l’altro si svolge sempre “tra”, in una sorta di terra di nessuno che sta in mezzo. (…) In quella zona non delimitata, tra il “già” e il “non ancora”, dove i pensieri e i gesti trovano spazi comuni di comprensione, dove le differenze non entrano a disturbare un dialogo che è spesso più facile di quanto pensiamo.

Marco Aime, Sensi di viaggi
Antropologo e scrittore, docente di antropologia culturale presso l'Università di Genova. È nato nel 1956.

Quando si va verso un obiettivo, è molto importante prestare attenzione al Cammino. È il Cammino che ci insegna sempre la maniera migliore di arrivare e ci arricchisce mentre lo percorriamo.

Paulo Coelho, Il Cammino di Santiago
Scrittore e poeta brasiliano, è nato nel 1947. Per lui il cammina è un’esperienza ascetica.

Il camminare è intrinsecamente lo spazio e il tempo che percorriamo o che generiamo mentre diviene con noi nell’imponderabilità di ciò cui esso ci espone. [...]
Camminare vuol dire gustare ciò che sentieri e strade secondarie riservano a chi pratichi l’arte dell’attenzione.

Duccio Demetrio, Filosofia del camminare.
Pedagogista, filosofo e accademico italiano, nato nel 1945.

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