26 agosto - da Pinè a Pergine - diario di viaggio
Siamo al giro di boa: con la giornata di oggi superiamo la metà del nostro cammino e ci avviamo alle tappe conclusive di questa straordinaria esperienza. Il ritrovo, con l’abituale cerimonia di consegna delle borracce SCUP e delle credenziali è lungo il lago della Serraia a Baselga di Pinè, nell’ampio spazio di fronte all’imbarcadero. Il numero di partecipanti è 22, di cui ben 12 alla prima presenza. Il capogita di oggi è Angelo Prandini.
Partiamo: siamo baciati da una giornata soleggiata, ma fresca. Costeggiamo brevemente il lago e, superato il Dosso di Miola, ci addentriamo nelle strade che attraversano la campagna della parte finale dell’altopiano di Pinè: un paesaggio bucolico fatto di serre di piccoli frutti, campi coltivati e case sparse. Vediamo da lontano lo stadio del ghiaccio di Miola, lo superiamo e ci dirigiamo verso l’abitato di Faida, una frazione leggermente sopraelevata rispetto all’altopiano di Pinè.
Non percorriamo la strada provinciale ma passiamo in stradine di campagna, in mezzo a campi coltivati e molte serre. Scendiamo e poi risaliamo per raggiungere il paese.
Nella piazza i componenti l’auto di supporto hanno sistemato le bandiere del SCUP e una “vela”, che incuriosisce i passanti. Facciamo la nostra prima pausa durante la quale alcuni di noi si riforniscono alla locale Famiglia cooperativa.
Dopo Faida la strada comincia a scendere e ci porta dentro il bosco che popola l’intero altopiano di Pinè: ci fermiamo per una prima foto di gruppo al limitare della foresta, all’altezza di due spaventapasseri molto caratteristici. La strada diventa sentiero e gli alberi si fanno sempre più fitti. Continuiamo a camminare quando ad un certo punto il bosco si apre intorno a noi e compare un vero e proprio lago “segreto”: è il magnifico lago Restèl, un bacino probabilmente artificiale, ma dal fascino incantevole in quanto letteralmente circondato dalla foresta. Facciamo qui un’altra pausa molto apprezzata dalla compagnia: siamo in anticipo sul programma e valutiamo che il tempo sia sufficiente per raggiungere Pergine e il Parco dei tre castagni prima di pranzo.
Riprendiamo la marcia nel bosco e scendiamo per una bella strada forestale. L’atmosfera nel gruppo è leggera e scanzonata. Si notano i pochi valorosi che ormai camminano da quattro giorni, intenzionati a fare tutte le tappe: nonostante la stanchezza — che pure emerge —, sono i più carichi e decisi.
Troviamo parecchi incroci e bivi, ma la presenza di punti di riferimento caratteristici fanno sì che la strada tracciata sia facilmente individuabile da Angelo. Superiamo un tipico casotto di caccia costruito su un albero e da lì imbocchiamo un sentiero che diventa una ripida discesa.
Il panorama di fronte a noi è terribile e spettacolare: molti degli alberi abbattuti dalla tempesta Vaia del 2018 sono ancora lì incastrati nella montagna di fronte a noi, in zone troppo impervie per sgomberarli e recuperarli.
In lontananza vediamo svettare il Castello di Pergine: la nostra meta si avvicina. Arriviamo sopra il paese di Serso e ci troviamo di fronte lo spettacolare panorama della piana di Pergine: siamo definitivamente scesi dall’altopiano. Visitiamo il piccolo cimitero alle porte del paese, con una chiesetta molto particolare che è visibile da tutta la vallata.
La strada torna asfaltata e in breve siamo in pianura. Superiamo il torrente Fersina e giungiamo alle porte di Pergine. Con una breve salita sul colle del Castello giungiamo a Parco dei tre castagni.
Anche questa volta gli amici del supporto hanno predisposto la scenografica adatta: bandiere SCUP, striscione, tavolino promozionale. Ci sentiamo a casa!
All’ombra di alberi generosi possiamo consumare il pranzo. A noi si è unito Luciano Malfer, dirigente dell’Agenzia provinciale per la coesione sociale, la famiglia e la natalità, entro la quale è incardinato l’Ufficio Servizio Civile. Il dott. Malfer ci porta un caloroso saluto e ci augura una buona continuazione con due citazioni molto significative. La prima è di Paolo Rumiz: “In un mondo dove si può viaggiare ovunque stando comodamente seduti a casa, il semplice fatto di mettere un piede davanti all’altro con eleganza, di questi tempi, è un atto rivoluzionario”.
La seconda è una frase pronunciato da Goethe, che recita (tradotto dal tedesco): “Sei stato davvero solo dove sei stato a piedi”.
Ci rifocilliamo e dissetiamo con un’ottima anguria portata dal dott. Malfer e lo salutiamo con gratitudine per la gradita visita.
Qualche partecipante approfitta del campo da beach volley del parco per fare una partita prima di ripartire. Evidentemente la fatica non li ha esauriti...
Dopo questa lunga sosta riprendiamo: scendiamo in una parte del parco decorato da ortensie meravigliose e in breve siamo nel centro di Pergine: scattiamo un’ultima foto di gruppo sulle scale del Municipio e riempiamo le borracce nella fontana vicino alle Poste.
Da qui prendiamo la ciclabile che da Pergine arriva al lago di Caldonazzo, una strada pianeggiante dalla quale possiamo ammirare in tutta la sua maestosità la Marzola e, dietro e più sfumata, anche la Vigolana.
Un sottopassaggio ci fa superare la strada statale 47 e in breve giungiamo alla mèta finale di oggi, l’abitato di San Cristoforo al lago, frazione del comune di Pergine.
Ci offre ospitalità la cooperativa Archè, che è una organizzazione di servizio civile e gestisce qui un centro nautico. La sua mission, infatti, è quella di sostenere le persone disabili attraverso la pratica sportiva.
Porta il suo saluto anche l’amministrazione comunale di Pergine, altra organizzazione di servizio civile. È poi la volta di Michele Bertolotti, che presenta brevemente l’attività della cooperativa che ci ospita.
È il momento del timbro sulla credenziale del nostro cammino. Poi ci viene offerta una rifocillante merenda.
Un’altra giornata del nostro viaggio è volata e anche stavolta è stata ricca di emozioni, sensazioni e legami sempre nuovi, una ricchezza che si rinnova di volta in volta.