Provincia autonoma di Trento

La policy dell’organizzazione

Per meglio gestire il servizio civile, è opportuno che ogni ODSC abbia sviluppato una propria “politica” che si articola nei seguenti elementi:

  1. Vision dell’ente riguardo al servizio civile 
    Un primo elemento da valutare è l’esistenza o meno di una vera vision in merito al SCUP da parte dell’organizzazione. Ciò vuol dire che essa ha elaborato negli anni un approccio globale rispetto al servizio civile e quindi una propria convinzione rispetto a quesiti quali:
    • perché si aderisce al servizio civile?
    • quale è il beneficio che ottiene il giovane dall'esperienza presso la nostra organizzazione?
    • quale è il beneficio che ne riceve la nostra organizzazione?
    • quale il “posto” e il “peso” del servizio civile al'’interno della politica di responsabilità sociale dell’organizzazione?
  2. Posizionamento strategico del servizio civile all'interno del sistema di offerta dei servizi dell’organizzazione.
    In continuità rispetto al punto precedente, si pongono alcuni quesiti relativi:
    • al perché in fase di progettazione vengono individuate determinate attività da proporre ai giovani;
    • rispetto a tali attività il giovane deve o meno avere una precedente esperienza? 
    • quale motivazione viene richiesta?
    • qual è il bagaglio esperienziale e competenziale desiderato dopo la fine del percorso?
      In altri termini ci si pone il quesito in merito al ruolo dei giovani in servizio civile all’interno del disegno aziendale dell’organizzazione. È evidente che tale interrogativo è la base per la comprensione dei quesiti precedenti rispetto al beneficio che l’organizzazione riceve. Teniamo presente che informazioni utili a tale proposito si possono rinvenire anche nei singoli progetti, ma riguardano in modo specifico le singole progettazioni. In questo caso il focus è “a monte” e punta alla motivazione e alla strategia più ampie da cui deriva anche la singola progettazione.
  3. Modello educativo e intenzionalità educativa
    L’opportunità di disporre un proprio approccio educativo ha a che fare con la doppia condizione che ci pone di fronte ad una sfida continua. Da una parte il flusso continuo di giovani (ogni anno almeno uno), i quali ― come è ovvio ― sono diversi l’uno dall’altro. Dall’altra parte i nostri operatori, anche essi uno diverso dall’altro, che nel quotidiano si rapportano con i giovani. È facile immaginare quindi che nascono una varietà e variabilità di “situazioni educative” che possono essere gestite meglio se si ha un approccio educativo e se tale approccio è comunicato e condiviso tra gli attori coinvolti. Per essere più chiari e concreti, l’approccio in questione ci può aiutare ad affrontare in maniera omogenea situazioni critiche o che semplicemente richiedono un’attenzione maggiore (ad esempio un giovane che sembra lento ad imparare i compiti assegnatigli o poco propenso ad assumere piccoli spazi di autonomia anche quando sarebbero richiesti dalla situazione e dal contesto). 
    Se una delle finalità esplicite del SCUP inteso come policy è il trasferimento di determinate competenze ai giovani, è evidente che l’approccio educativo, intrinsecamente connesso all’efficacia dell’apprendimento, non può che essere un fattore determinate per la riuscita del progetto
  4.  Analisi dei fabbisogni
    È l’elemento in cui in un certo senso trova applicazione la policy dell’ODSC rispetto al SCUP. L’analisi dei fabbisogni riguarda non solo il “quanto” (ossia il numero dei progetti e quello dei giovani), ma anche il perché, il cosa e il come i progetti verranno implementati. 
    L’analisi dei fabbisogni ha a che fare con le modalità con le quali li rileviamo, da quanti unità operative sono coinvolte e se tale azione sia in linea con la politica dell’organizzazione.
  5.  Struttura organizzativa e operativa (processi e ruoli)
    Una possibile accezione della parola “servizio” è quella di intenderlo come insieme di attività svolte dall’organizzazione ospitante per consentire lo svolgimento dei compiti che il giovane è chiamato a effettuare in linea con il documento progettuale approvato e delle attività gestionali cogenti il SCUP. L’implementazione e la gestione di tale servizio, dunque, non può che richiedere un sistema organizzativo articolato in attività raggruppate in aree tematiche (progettazione, selezione, monitoraggio ecc) che vengono assegnate a diversi ruoli a seconda della dimensione organizzativa. 
    È opportuno che tale struttura organizzativa sia elaborata, comunicata e condivisa tra gli operatori chiamati a svolgere ruoli specifici. Il fatto che tali operatori nel loro lavoro quotidiano facciano “altro” e debbano “fare spazio” per inserire i compiti connessi al SCUP rende ancora più necessaria la progettazione organizzativa.
    Entrando nello specifico, si rileva che la struttura organizzativa per la gestione del SCUP deve prevedere:
    • la costituzione di una sorta di équipe attorno all’OLP (anche in modo informale) allo scopo di cooperare alla realizzazione del progetto di servizio civile e di revisionare periodicamente le procedure seguite dai vari operatori per la gestione del servizio civile;
    • la “copertura” politico-gerarchica dell’OLP da parte dell’organizzazione, in modo che l’operatore locale di progetto acquisisca la legittimazione per interloquire con tutte le figure coinvolte nella realizzazione del progetto e nell’implementazione della policy dell’ODSC in merito al SCUP;
    • la definizione di criteri e requisiti per l’individuazione di nuovi OLP.
  6.  Elaborazione strumenti
    Per lo stesso motivo sono opportuni anche gli strumenti di lavoro che consentiranno a tutti gli operatori coinvolti, non solo l’OLP, di svolgere i priori compiti con maggiore efficienza oltreché efficacia. 
    A titolo di esempio gli strumenti possono essere: una griglia per il colloquio di selezione, una check list per la gestione della prima settimana di inserimento del giovane nella struttura, un diario strutturato in modo specifico per facilitare il monitoraggio ecc.
  7.  Revisione e innovazione della strategia
    Come ogni policy e strategia anche in questo caso è opportuno prevedere momenti di revisione e di evoluzione di tutti gli elementi che la compongono. Tali momenti possono essere riunioni periodiche dedicate al tale scopo, tra le quali possiamo considerare anche quelle previste dal sistema di monitoraggio SCUP.