Provincia autonoma di Trento

Muoviamoci! Il servizio civile che "risolleva" gli anziani

Ma, chi si deve per primo "muovere" è chi opera con loro.

Pigri si nasce.
Un incipit piuttosto demotivante. Ma sono queste le parole recentemente professate dai ricercatori dell’Università del Missouri: pare essere il nostro Dna a dettare la predisposizione al movimento e all'attività fisica.

Ma, questi ultimi ce lo assicurano, possiamo intervenire sul "gene della pigrizia"!
Come? Instillando pillole di motivazione e curiosità verso l'attività fisica. E questo vale sia per i giovani, per gli adulti, ma anche e soprattutto per gli anziani, per i quali l'attività fisica diviene mezzo per rallentare e rendere meno problematico il processo d’invecchiamento.

Lo hanno capito bene l'APSP "Giovanni Endrizzi" di Lavis, e lo ha compreso benissimo Stefania.
Chi è Stefania? Una giovane (in foto la terza a partire da destra, insieme al team e ad Alfredo, un altro giovane in servizio civile), coinvolta nel progetto “Il movimento è vita” ed impegnata in un compito delicato e complesso, ma decisivo: mettere in campo strategie capaci di invogliare l’anziano a muoversi da solo o in compagnia al fine di mantenere le proprie abilità motorie e cognitive, anche quando sembra non esserci più da quest’ultimo capacità di percezione o di risposta.

Questo mondo, ci racconta Stefania, non è a lei del tutto inedito: “Ho studiato infermieristica. Quindi il quadro e i concetti teorici e qualche pratico li conosco, ma moltissimi altri li sto imparando on the job, grazie a tutti i tecnici con cui mi rapporto ogni giorno”.

Operare nel settore del "Fitness" rivolto al target anziani, non è di fatto semplice.
Infatti, seppur sia per lei un’esperienza emotivamente intensa, “il rapporto con i residenti non è semplice. Certe volte non hanno voglia e questo crea difficoltà nella realizzazione del programma delle attività motorie”. È evidente, quindi, che non è sempre possibile aspettarsi una loro attiva ed entusiasta partecipazione. Sono quindi gli operatori che devono comprendere come stimolare la loro motivazione al movimento.
In altre parole, chi si deve per primo “muovere” (strategicamente, s'intende) è chi opera con loro.
Come? Stefania lo fa trapelare all’interno della sua testimonianza: bisogna in primo luogo imparare ad ascoltarli e comunicare correttamente con loro. Ci racconta infatti che “bisogna imparare a rapportarsi, a coinvolgerli nelle passeggiate, nel venire in palestra, nell'ascoltare musica e intentare qualche passo di danza…se non hanno voglia allora devi essere tu stesso a reinventarti, a riflettere su delle strategie per convincerli a partecipare a cosa proponiamo”.

In effetti, non si può spingere una persona a partecipare ad un’attività se non si coglie prima il senso della sua resistenza, della sua negazione.
È necessario, insomma, mettere al centro il senso di profonda umanità che si cela dietro a queste attività, prima di avanzare qualsiasi tipo di trattamento. E, per fare questo, Stefania lo sottolinea, “devi prima conquistare la loro fiducia, dialogare con loro nella loro stanza, fermarti con loro per i corridoi, magari capire cosa piace di più o meno, capire perché non ne hanno voglia”. Se questo avviene, se si riesce a coinvolgere l’anziano, allora l’attività fisica assume un valore inestimabile: non solo diviene occasione per riappropriarsi della consapevolezza della propria esistenza e per salvaguardare la propria salute. Ma anche e soprattutto un’opportunità per rinforzare fiducia in se stessi, per acquisire consapevolezza di ciò che sono ancora in grado di fare. In sintesi? Un’opportunità per risollevarsi.

 

A cura di S. Michelini