Servizio civile: perchè no? L'idea di fare un’esperienza nuova mi intrigava.
Due chiacchiere con Iris che ha svolto un progetto presso l'Associazione I.R.I.S. di Novella.
Riportiamo di seguito l'intervista a Iris Piazzi che è stata pubblicata sul periodico Iris Incontra a cura dell'Associazione I.R.I.S.
1.PERCHÉ HAI DECISO DI FARE UN’ESPERIENZA DI SERVIZIO CIVILE?
Ho deciso di intraprendere questa esperienza per avvicinarmi al mondo del lavoro, per tenermi occupata e sperimentarmi in una realtà a me nuova. Ho sempre sentito parlare del Servizio Civile come un’opportunità che permette di fare esperienza da un punto di vita lavorativo e umano quindi mi sono detta: perché no? L 'idea di fare un’esperienza nuova, seppure "a termine" mi intrigava.
2.COSA TI HA SPINTO A SCEGLIERE IL NOSTRO PROGETTO?
Principalmente, è stata la curiosità nei confronti dei servizi che si occupano di disabilità. Nel momento della scelta ho pensato che, aderendo ad un progetto finalizzato a valorizzare un servizio come un Centro Socio Educativo, oltre a fare un’esperienza affine al mio percorso di studi, mi sarei sentita gratificata e mi avrebbe permesso di sperimentarmi in un ambito per me nuovo, facendo così chiarezza anche sui miei interessi lavorativi.
3.CONSIGLIERESTI AI GIOVANI DELLA TUA ETÀ DI FARE UN ESPERIENZA DI SERVIZIO CIVILE? PERCHE'?
Sì, certamente. È un modo per mettersi in gioco, responsabilizzarsi, ma anche un’opportunità di crescita personale e civile che ti permette di conoscere diverse realtà, insegnandoti a lavorare in gruppo in un ambiente “sicuro”, dove si ha spazio per sperimentare e dove è consentito sbagliare per imparare.
Questo anche perché si è affiancati , da un punto di vista pratico e teorico, da persone competenti e formate. Nel complesso, credo che il Servizio Civile sia un ottimo modo per affacciarsi per la prima volta al mondo del lavoro perché può aiutare a conoscere nuovi contesti, spesso distanti dalla propria vita e, anche se non del tutto in linea con le proprie aspettative iniziali o idee di lavoro futuro, un’esperienza così è indubbio che non finisca mai di stupire.
4. QUALI EMOZIONI HAI PROVATO I PRIMI GIORNI NEL NOSTRO CENTRO?
Potrei riassumerle in: curiosità e insicurezza. Mi sono sentita un po’ come un “pesce fuor d’acqua” ma questa sensazione è svanita abbastanza velocemente.
5.COME TI SEI TROVATA A RELAZIONARTI CON GLI UTENTI E GLI EDUCATORI DEL CENTRO?
Ho avuto la fortuna di aver trovato risposte alle mie domande e chiarezza ai miei dubbi, trovando ascolto alle mie considerazioni.
Mi sono stati presentai gli ospiti soffermandosi sulle loro caratteristiche, sulle loro capacità e sugli aspetti a cui prestare maggiore attenzione e ho potuto capire quando e quanto sia fondamentale l'osservazione in questo lavoro, cercando di far emergere e potenziare il meglio dalle persone che seguono.
Ho avuto modo di conoscere piuttosto bene tutti ospiti, con alcuni, più espansivi o più incuriositi è stato abbastanza facile stabilire una relazione mentre con altri, più timidi o diffidenti, c’è voluto un po’ più tempo.
Nel complesso, posso dire di essere stata accolta con entusiasmo sia dagli educatori che dagli ospiti e che ognuno di loro a lasciato in me un segno.
6. COME SINTETIZZERESTI GLI OBIETTIVI DELL’ASSOCIAZIONE?
Uno degli obiettivi fondamentali dell’Associazione fondamentali é la loro inclusione, cercando di indebolire l’idea del “diverso” presente nella società.
Associazione IRIS non si prende solo cura di persone con varie disabilità ma ha interesse per loro, li ha a cuore. Uno dei suoi scopi fondamentali é la loro inclusione, cercando di sgretolare il rifiuto del diverso presente nella società.
Posso descrivere il centro di Ass. IRIS, dove ho passato i miei 6 mesi di servizio civile, come un ambiente familiare dove però, per l’equilibrio generale, ciascuno ha un proprio compito ed è fondamentale che venga svolto al meglio. Di certo non sono mancati i momenti di difficoltà e di preoccupazione ma vi assicuro che quelli di serenità, gioia, soddisfazione e anche di festa li hanno di gran lunga superati.
È la prova di come in questa realtà si riesca a creare un ambiente adatto non solo per lo sviluppo educativo ma anche personale dei coloro che lo abitano, dove sia educatori che utenti danno e ricevono i ugual misura.