Scriviamo "prodigiose" collaborazioni
Il giornale che dà voce alle relazioni e alla disabilità.
FARE RETE.
E, ancora, promuovere il networking, essere community collaborative, assecondare il coworking.
Seppur importati dai paesi anglofoni, sono termini ormai divenuti familiari per chi opera e “fa” lavoro sociale; termini con i quali si è soliti affermare un concetto molto semplice, quanto altrettanto complesso da concretare: l’importanza del collaborare.
Non importa che si parli di contesti di vita lavorativa o personale: collaborare è certamente difficile, ma non impossibile…e ce lo dimostrano i giovani protagonisti di questa storia di servizio civile.
Stiamo parlando di Giulio, Martina e Alessandro, coinvolti nel "Progetto di giornalismo partecipativo di quartiere” proposto dall'Associazione Prodigio. Le attività? Seguire la redazione del bimestrale Pro.di.gio dalla A alla Z: dalla ideazione e stesura di articoli alla rassegna della stampa con particolare attenzione alle testate specializzate in materia di disabilità, dalla realizzazione di interviste e video, alla cura dell’impaginazione grafica.
“Il nostro lavoro consiste nel scrivere articoli, mappando e raccogliendo interessanti esperienze che si svolgono nel quartiere per poterle poi scrivere e pubblicare”. Ma, per fare questo, “cerchiamo di collaborare con le varie realtà del territorio e con gli altri civilisti coinvolti in altri progetti, come Archè o i ragazzi di Via Gramsci” – spiega Giulio.
Intessere e curare le relazioni con le realtà del quartiere e con i suoi abitanti - ancora prima di scrivere su di loro - è dunque fondamentale.
I ragazzi ci raccontano infatti la loro attiva partecipazione nel progetto di comunità e risparmio condominiale realizzato in collaborazione alla start – up Abito qui sul condominio ITEA di via Gramsci: “Collaboriamo con Abito qui nella realizzazione degli eventi e della creazione e stampa locandine”. Ma ci ricordano anche “Bibliotake – scambio di libri accessibile”, una nuova ed innovativa iniziativa di promozione della lettura animata al parco della Clarina per bambini e ragazzi disabili e non.
È certo che non si può collaborare con gli altri se prima non si costruisce un team di lavoro che sa cosa vuole essere e dove vuole andare.
In effetti, tra le riflessioni che più rendono concordi i tre ragazzi è proprio la crescita che traggono dal lavoro a stretto contatto con altri. Lo sottolinea bene Alessandro: “Sicuramente oltre alla capacità di adattamento a nuove situazioni, il lavoro di squadra con tutti loro, per me è stato fondamentale. È tutto nuovo per me”. Martina: “Volevo accrescere le mie competenze all'interno di una redazione e ci siamo divisi ognuno dei compiti per specializzarci”.
E, per individuare i compiti, si tratta di comprendere in primo luogo le potenzialità di ognuno, vedendo in ognuno qualcosa di utile e prezioso per l’altro.
“Ci dividiamo in base a quello che ognuno sa fare meglio, sugli aspetti su cui siamo forti. Martina è brava ed è un fulmine a scrivere, Giulio se la cava con l’editing e la progettazione grafica, ed io mi sto specializzando nella realizzazione di video interviste” – afferma Alessandro.
Una squadra dunque ben connessa e coesa, coordinata da un OLP certamente “atipico” rispetto alla tradizionalità del ruolo. Si tratta di Lorenzo, il quale: “Ho svolto anche io servizio civile qualche anno fa, proprio qui a Prodigio, ora sono diventato caporedattore del giornale e progettista per il servizio civile. In realtà mi rapporto con i ragazzi in modo molto informale, data la relativa distanza d’età…lavoriamo molto bene assieme”.
...Due teste sono meglio di una, si è soliti affermare.
Cosa mai più vera per i giornalisti che costruiscono e narrano le relazioni di quartiere!
A cura di S. Michelini