I mille volti della disabilità
... Ogni persona ha un mondo interiore tutto da scoprire ... (il racconto di Chiara, Adem, Elena, Chiara e Alessia)
Conosciamo Chiara, Adem, Elena, Chiara e Alessia ragazzi in servizio presso ANFFAS, prima associazione italiana sorta a tutela dei diritti delle persone con disabilità e delle loro famiglie.
I ragazzi stanno avendo l’opportunità di sperimentarsi in un mondo ancora a molti sconosciuto e su cui aleggiano ancora visioni stereotipate: quello della disabilità. Dalla progettazione/realizzazione di attività ludico-ricreative-sportive alla predisposizione di uscite e gite, dalla Pet therapy alla musicoterapia, dall’accompagnamento ai laboratori artistici e scrittura biografica allo stare insieme agli utenti nei momenti più conviviali della giornata: queste sono alcune delle principali attività portate avanti dai nostri giovani in servizio nell’ambito dei due progetti in cui sono coinvolti “Uniti per costruire la comunità amica” e “Con te costruiamo un piccolo ponte di nuove relazioni”.
Alla domanda: cosa credi di stare imparando dall’esperienza di servizio civile? I ragazzi ci hanno offerto interessanti spunti di riflessione. Lavorando a stretto contatto con persone con disabilità “si capisce che i veri problemi sono altri, che queste persone, nonostante qualche piccola difficoltà, sono assolutamente normali: poter offrire loro autonomia, compagnia, un sorriso, è la cosa che mi gratifica più di tutto”. Un altro giovane aggiunge: “Penso che la cosa più importante che sto imparando sia l’ascolto, l’avere tatto, e ciò lo si deve fare in modo diverso da utente all'altro. Ogni persona ha un mondo interiore tutto da scoprire che va gradualmente colto e capito, ma rispettandone i tempi”.
Ma i ragazzi rivelano anche che mettersi a disposizione e stare a stretto contatto con persone con disabilità e con gli operatori implica un forte investimento di sé e delle proprie energie, sia a livello fisico che emotivo. Infatti, “a prescindere di come si sta quel giorno, non deve essere trasferito il proprio stress, le proprie preoccupazioni…almeno durante l'orario di servizio. Nei momenti in cui si sta con l’utente, bisogna trasmettergli energia, positività, fiducia e competenza”.
Concludono che, nonostante l’intensità dell’esperienza, “gli utenti disabili restituiscono un sacco: è dai piccoli gesti di gratitudine che ti regalano ogni giorno che capisci realmente perché siamo qui e il senso di ciò che stiamo facendo”.
A cura di S. Michelini