Ho trovato persone che mi hanno convinta che posso essere più di quello che pensavo
Magaly Perla Caillaud - Cooperativa sociale Arianna
Magaly si è raccontata per noi.
Mi trovo dove sono adesso un po’ grazie al caso.
Una persona che risponde educatamente al telefono e una più che positiva esperienza di volontariato pregressa, mi hanno portata a candidarmi per uno dei tre posti disponibili al progetto al quale ho avuto la possibilità di partecipare.
Ricordo mi chiesero quali fossero le mie aspettative a lungo termine, che cosa avrei potuto portare e condividere di mio insieme agli altri; il genere di domande che qualcuno dovrebbe aspettarsi, che io mi aspettavo. E per una volta ho avuto la risposta pronta. Ero consapevole delle mie qualità, dei miei difetti, delle mie forze e debolezze. Sapevo che cosa sarei stata in grado di fare e che tipo di situazione, invece, mi avrebbe messa a disagio.
Tutto è in continuo cambiamento.
Questi centosettanta giorni circa hanno messo in discussione diverse mie certezze ed incertezze, mi hanno aiutata a capire quali sono i miei limiti ma soprattutto come abbattere i muri che talvolta è facile costruirci intorno perché ci fanno sentire più protetti. Mi sono costruita un’immagine di me ancora da rifinire, ho trovato persone che mi hanno convinta che posso essere più di quello che pensavo e che i miei “limiti” non sono sempre stati lì, che io li avevo eretti e che possono essere oltrepassati.
Il mio più grande problema?
Per quanto qualcuno potrebbe pensare diversamente, la sfera emotiva.
Niente più di questa esperienza mi ha fatto capire quanto possa rivelarsi fondamentale, soprattutto in un contesto di pre–adolescenti. La mia componente empatica mi ha permesso di stringere relazioni con gli utenti, relazioni che saranno difficilmente dimenticate, e persino in questo momento mi è difficile scriverne nero su bianco. Prendersi cura degli altri, accompagnarli lungo la loro strada – fare in modo che ti permettano di farlo, aiutandoli a crescere è una fatica che non tutti sono capaci di amare. Non sarebbe corretto parlare di egoismo, tuttavia. Lavorare nel sociale (è vero, il servizio civile non è considerato un lavoro) richiede una grande forza di volontà, ma anche la consapevolezza di operare con delle persone e non con dei numeri. Dobbiamo ricordare a noi stessi che ci troviamo a confrontarci con individui che hanno una storia, provengono da luoghi differenti e che portano con sé culture diverse.
L’aspetto migliore?
Non sentirsi soli, sentirsi a casa pur ritrovandosi circondati da bambini diversi gli uni dagli altri, in grado di relazionarsi tra di loro, di passare del tempo insieme già in tenera età.
E’ questo che mi fa sperare nella possibilità di un mondo migliore, magari un giorno. Un passo alla volta.
Si tratta di una realtà complessa che mi tocca personalmente, nella quale io credo con convinzione e proprio per questo motivo ho deciso di dedicarci una parte, magari non particolarmente significativa, del mio tempo.
Un’attività di questo tipo comporta sempre gratificazioni nella misura in cui ti applichi. L’aiuto che dai ti torna indietro.
La strada è ancora lunga ma da dove mi trovo in questo momento riesco a vedere ulteriori occasioni di crescita personale.
Non ho mai saputo se sarei stata in grado di prendermi cura di bambini, probabilmente perché non ci avevo mai provato davvero in precedenza.
Abbiamo tutti svolto qualche ora di baby-sitting nella nostra vita ma adesso riesco a capire che si tratta di tutt'altro.
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Magaly ci ha trasmesso il suo racconto mentre stava svolgendo il servizio civile presso la Cooperativa sociale Arianna, nell'ambito del progetto "Un anno per mettersi in gioco".