Provincia autonoma di Trento

Fare servizio civile nel "tempio" della scienza

Quando il concetto di "prendersi cura" non si applica solo alle persone

È oggi una delle attrazioni turistiche più amate e più visitate.
Stiamo parlando del MUSE, baricentro socio-culturale e scientifico del Trentino.
Ma, il Museo delle Scienze, non si contraddistingue solo per il suo sapiente coniugare natura, scienza e tecnologia in un unico grande “tempio” museale, ma si caratterizza anche per la sua, più volte espressa, sensibilità nei confronti di svariate questioni etiche, sociali e di cittadinanza attiva.
Anche per questa sua spiccata “anima” sociale, solidaristica e civica, da qualche anno a questa parte sta accogliendo alcuni giovani in servizio civile, coinvolgendoli in svariati progetti.

Conosciamo quindi alcuni (o meglio, alcune) di loro: Marianna, Chiara e Marina.
Ognuna di loro impegnata in un progetto diverso, con ruoli, funzioni e attività differenti, ma con un unico filo conduttore: lo studio e la salvaguardia di specie animali, alcune delle quali a rischio estinzione. Se Marianna (in foto, a sinistra) si occupa della cura, gestione, nutrimento degli animali vivi dell’acquario museale con relativa predisposizione di visite formative guidate, Marina (a destra) e Chiara (in centro) si occupano di due distinti progetti di ricerca: rispettivamente, la mappatura della presenza e distribuzione dei micromammiferi acquatici, e del lupo, sul territorio provinciale trentino.

Analisi dei parametri chimico fisici dell’acqua, analisi genetica dei campioni biologici raccolti, elaborazione cartografiche descrittive implementate dall'analisi dei dati.
Sono queste alcune delle attività che le nostre tre ragazze mettono in atto; attività che richiedono un certo livello di competenza e, in buona parte dei casi, di specifici quadri di studio pregressi. Ma, seppur di fondamentale importanza, nell'operatività quotidiana non sembrano bastare: viene infatti richiesta una buona dose di dedizione, di pazienza e di entusiasmo, ma anche di grande impegno. Una di loro ci rivela infatti che: “Accudire e nutrire animali a rischio di estinzione comporta una certa responsabilità e concentrazione…ma è un qualcosa che faccio con naturalezza, sia perché l'ho potuto già sperimentare in passato, sia perché mi appassiona. Ho anche dato un nome a tutti gli animali!”.

Dentro questo entusiasmo e motivazione c’è anche chi, come Chiara, ha concluso precocemente alcune delle attività da progetto: “Devo ammettere di si, mi sono lasciata prendere, ho già concluso parte delle cose da fare! [risata]…Ma ho comunque iniziato un’altra attività di ricerca che completa e si aggiunge a questa…il bello è che qui posso esprimermi al meglio”. Marina aggiunge: “Sto conoscendo un sacco di persone che lavorano nel campo in cui ho studiato, ho analizzato varie specie di micromammiferi di alcuni biotopi trentini...una gran bella occasione!”.

Le "acque", c’è da dire, non sono sempre calme, soprattutto in un contesto complesso e dinamico come il MUSE, caratterizzato da un’articolata impalcatura organizzativa e dall'andirivieni quotidiano di visitatori.
Infatti, una di loro ci rivela: “Bisogna anche dire che non sempre basta desiderare di fare una cosa, è necessario prima considerare se sia possibile davvero realizzarla. Sto imparando che c’è un rapporto complesso tra persone, idee e istituzioni e molti cavilli burocratici! Non tutto è facilmente realizzabile come si vorrebbe, insomma”.

Seppur difficoltoso gestire la complessità, è spesso proprio da quest'ultima che si apprende il più autentico senso del proprio lavoro.
In tutti i contesti organizzativi ognuno è incaricato a svolgere una determinata gamma di attività: ma il proprio servizio acquisisce valore solo se lo si guarda dentro una progettualità più grande. E questo, il nostro trio di ragazze, lo stanno comprendendo attraverso la quotidianità del loro servizio. Come? Ricercando, analizzando, mappando, conoscendo, agendo...in definitiva: "prendendosi cura" della fragile, quanto preziosa vita animale.

 

A cura di S. Michelini