Provincia autonoma di Trento

Adesso che sto rileggendo questi 12 mesi mi rendo sempre più conto che questa esperienza mi è stata estremamente utile

Alice ci racconta il suo percorso in una comunità-appartamento socio-educativa per minori della Cooperativa Progetto 92.

Il progetto annuale di servizio civile che ho appena concluso si è svolto principalmente in una comunità-appartamento socio-educativa per minori della Cooperativa Progetto 92 a Trento.

Da qualche mese avevo ultimato i miei studi biologici con la laurea magistrale e ipotizzavo come mio lavoro ideale l'insegnamento, ma prima di intraprendere quella strada volevo prendermi circa un anno per sperimentarmi in diversi campi, conoscere nuove persone e fare altre esperienze. Un lavoro scientifico di ricerca mi aveva portato dalla Lombardia a Trento, ma è stato un fallimento e non l'ho portato a termine. In quel momento buio, per poter restare in questa nuova città e ritrovare fiducia, mi è tornato in mente il servizio civile, di cui avevo sentito parlare nel mio liceo e poi da un conoscente che conosceva la variante provinciale trentina SCUP. Con una breve ricerca sul sito del Servizio Civile Universale Provinciale, ho trovato il progetto che poi ho scelto, che mi avrebbe permesso di formarmi e acquisire competenze in campo educativo, "facendomi le ossa" per l'insegnamento, una sorta di integrazione pratica a quello che avevo appreso studiando. Il tutto lasciandomi il tempo di dedicarmi ad altre attività che mi stavano a cuore, prima fra tutte l'attivismo per i diritti delle persone LGBTQIA+. Sul piano più personale, le aspettative che associavo al servizio civile che avrei intrapreso riguardavano uno sviluppo dell'autoefficacia e delle competenze relazionali: affrontare situazioni sfidanti ma alla mia portata, conoscere i miei limiti e comunicarli, esprimere in modo assertivo i miei pensieri e sentimenti.

Con queste motivazioni ho fatto domanda e sostenuto presso la sede di Progetto 92 il colloquio, molto simile a quelli di lavoro. La principale differenza tra servizio civile e lavoro è che il primo è un'esperienza formativa, non richiede di possedere già necessariamente gli strumenti necessari per il corrispondente ruolo professionale (in questo caso il ruolo di educatorə) e permette di aggiustare il progetto sulla base della persona in servizio civile in caso di particolari esigenze. Così è stato quando io, la mia équipe e l'organizzazione abbiamo deciso di destinare parte delle mie ore di servizio a progetti diversi da quello in comunità-appartamento, dove si riscontravano alcune difficoltà e in cui non potevo rendere utili le mie maggiori competenze e aspirazioni. In questo modo ho potuto mettermi a disposizione per supportare nello studio altrɜ utenti della cooperativa, contribuire all'avvio e alla realizzazione di progetti di orto di giustizia riparativa minorile e alla fine sperimentarmi come tutor di una squadra di ragazzɜ nell'iniziativa estiva "Ci sto? Affare fatica!". Queste esperienze sono state fonte di soddisfazione e crescita e mi hanno permesso di ricominciare a vivere le ore in comunità-appartamento con energia e positività.

Il confronto e il dialogo con il mio OLP e la mia équipe educativa sono stati fondamentali per la riuscita dell'esperienza: una volta che riconoscevo nel mio servizio difficoltà e punti di forza e riuscivo a esprimerli, sono sempre stati ascoltati, cercando di trovare insieme la soluzione migliore.
I primi giorni sono stati di conoscenza dell'utenza, del luogo, dell'équipe e della quotidianità. Presto mi sono stati dati fiducia e occasioni di autonomia, che ho colto con entusiasmo. Essendo quello un ambiente di equilibri delicati, dopo qualche mese ho vissuto anche esperienze più critiche e provanti, le difficoltà non sono state poche, ma alla fine parlandone si è sempre trovato il modo di ritarare il mio servizio civile, ritrovare la serenità e imparare qualcosa di più. Spesso ho riflettuto sul concetto di limite: l'ho oltrepassato cercando di fare sempre meglio, l'ho riconosciuto nei momenti di crisi, l'ho comunicato per tornare a rispettarlo, ho provato per tentativi ed errori a spostarlo e in tutto questo ho acquisito coraggio e fiducia.

Ho avuto modo di vivere la quotidianità di una casa dove vive un gruppo di adolescenti, ciascunə con le sue particolari esigenze, cercando di supportarli nell'igiene personale e domestica, nella preparazione e consumazione dei pasti, nelle spese, negli spostamenti con i mezzi pubblici, nelle attività scolastiche ed extrascolastiche e nello svago.

Ho potuto sperimentare il lavoro in équipe, le riunioni, i passaggi di consegne, le comunicazioni con la rete di ogni utente (famiglia, scuola, servizi sociali, sanità...), la progettualità educativa e i relativi strumenti burocratici, potendo portare la mia visione delle cose e la mia personalità in un contesto che senza servizio civile non avrei potuto attraversare. 
Ho scoperto che per relazionarmi con l'utenza e provare ad apportare un contributo educativo preferisco avere un veicolo a me congeniale: l'aiuto nello studio, la cucina, i lavori manuali...

Le maggiori difficoltà le ho riscontrate nella gestione delle emergenze; ho imparato prima di tutto a rifiutare compiti che prevedevano un'autonomia oltre le mie possibilità, ma anche a improvvisare un po' di più.

Vivendo il servizio civile come esperienza formativa e relazionale, hanno avuto per me particolare rilevanza da una parte la formazione, sia generale sia specifica, e dall'altra il confronto con le persone che ho conosciuto, interne ed esterne alla mia organizzazione e allo SCUP, in servizio civile o no.
L'avvio del progetto in periodo estivo ha reso più difficile nei primi mesi fruire della formazione specifica e del confronto con altre persone in servizio civile nella mia organizzazione: ho infatti dovuto aspettare qualche mese per ricevere strumenti teorico-pratici più formali e per conoscere giovani con ruoli simili al mio. Con loro ho avuto poi scambi arricchenti durante le formazioni, ma anche in qualche caso conoscendoci al di fuori del servizio civile.

Adesso che sto rileggendo questi 12 mesi, anche tramite i monitoraggi finali, la stesura del dossier di competenza e questa intervista, mi rendo sempre più conto che questa esperienza mi è stata estremamente utile. Consiglierei il servizio civile a chi volesse vivere un'esperienza formativa che ritiene possa essere utile per raggiungere i propri obiettivi. Tenendo sempre d'occhio le aspettative iniziali e riflettendo periodicamente sul percorso in modo critico e costruttivo, il servizio civile può essere un valido strumento di crescita.