Il servizio civile ti avvicina alle istituzioni con cui collaborare per un periodo prolungato
Virginia racconta la sua esperienza presso la Fondazione Museo Civico di Rovereto.
Educazione e formazione, scuola e università, cultura, comunicazione e tecnologie sono alcuni degli ambiti, in cui è possibile inquadrare i progetti proposti dal servizio civile universale provinciale (SCUP).
La mia scelta è ricaduta sul progetto, proposto dalla Fondazione Museo Civico di Rovereto, dal titolo “Dal laboratorio al pubblico: l’archeologia tra ricerca e divulgazione”.
Esso mi è sembrato infatti fin da subito un’eloquente sintesi del lavoro dell’archeologo in tal ambito, che muove i suoi passi dalle attività di laboratorio e ricerca per poi sfociare nella divulgazione, con cui si cerca di rendere accessibili contenuti scientifici ad un pubblico non specialista.
Data la rarefatta offerta di lavoro e di conseguenza le scarse possibilità di svolgere esperienze lavorative nel settore, il servizio civile ha offerto l’opportunità non solo di avvicinarsi a queste istituzioni, ma anche di poter collaborare con esse per un periodo di tempo prolungato.
Le attività previste dal progetto hanno soddisfatto le mie aspettative, permettendomi di consolidare le conoscenze pregresse, di acquisire ulteriori competenze e di affrontare nuove situazioni. Anche i momenti di formazione generale, organizzata dall’Ufficio servizio civile, sono stati utili per un confronto con gli altri ragazzi SCUP, così come quelli di formazione specifica, svolti presso l’ente, hanno favorito la conoscenza delle attività condotte nelle altre sezioni del museo, come quella di dendrocronologia o zoologia.
Il progetto ha preso avvio a seguito di una selezione, avvenuta tramite un colloquio individuale in presenza di una commissione presso la sede dell’Istituzione.
I primi momenti sono stati dedicati alle presentazioni dello staff, degli altri ragazzi in servizio civile presso il museo e della struttura organizzativa, per poi immergersi progressivamente nella parte operativa di “lavoro attivo”.
A conclusione del progetto è stato possibile seguire un percorso che ha portato alla produzione di un dossier individuale, per ottenere un “documento di trasparenza” per l’identificazione e la messa in trasparenza di una competenza. Quest’ultime sono state selezionate consultando i repertori presenti in Italia per la certificazione delle competenze.
Se ripenso al percorso fatto il bilancio non può essere che positivo, poiché ogni esperienza è occasione di arricchimento personale e/o professionale.